Ieri sera ho finito di leggere ‘Viaggi e altri viaggi’, l’ultimo libro di Antonio Tabucchi, e mi ha fatto uno strano effetto.
Era tanto tempo che non leggevo un suo libro, dopo ‘La testa perduta di Damasceno Monteiro’ del 1997, chissà perché l’avevo perso.
Ho iniziato a leggerlo immaginandomi che, visto il titolo, avrei viaggiato con lui. Vedendo posti che non conoscevo o vedendo quelli già visti con occhi nuovi. Invece mi sono ritrovato seduto ad ascoltarlo: io ero lì, e lui che mi raccontava con grande pacatezza, della Lisbona di Pessoa, di Congonhas do Campo, in Brasile, de il Jardin des Plantes a Parigi.
Un libro che si è trasformato in un racconto orale fatto da una persona ‘anziana’.
Perché Tabucchi si sente che abita questo pianeta da molto tempo e che ne ha viste e vissute di cotte e di crude, ma invece di trasmetterci noia, o malinconia, o quel senso sotterraneo di delusione o di cinica arrendevolezza ai mali del mondo e della vita, riesce a raccontare le cose con quella pacatezza di chi conosce molte più cose di quello che sembra ma che ha deciso semplicemente di tenere una velocità di crociera.
Poi, oltre la metà, tutto cambia. Non che le cose scritte peggiorino di qualità, solo che cambia il registro, il tono della voce narrante, e per capire bene occorre impegnarsi un po' e fare qualche giro in rete, per informarsi.
Non so se questo libro faccia venir voglia di preparare lo zaino e partire, ma non importa, credo che a Tabucchi questo non interessi. E’ un libro per metà semplice, di quell’intensa semplicità che scalda il cuore, come un buon bicchiere di vino da pasto, e per metà una semplice sommatoria di cose scritte in momenti diversi. Che non è necessariamente una cosa negativa.
…ma oggi si potrà definire ‘anziano’ uno nato nel 1943?
‘Viaggi e altri viaggi’
Antonio Tabucchi
Prezzo di copertina € 17,50
Editore Feltrinelli (collana I narratori)